Rassegna critica
"Prevale, nelle opere di Venturini, il motivo della verticale con l’orizzontale, che lascia intuire una assoluta alienazione dal racconto, dalla rappresentazione, in favore di quella 'sensibilità numerica' cui si erano ispirati i primi futuristi.
Si scorge una poetica profonda, pervasa di significati teosofici, spesso esoterici, con la dominazione insistita di geometrie dalle valenze metafisiche, di valori architettonicamente assoluti.
Le intersezioni sottili, che rievocano gli equilibri numerici di Mondrian, più che coprire o interrompere il discorso colorico - dove il colore diviene materia, corpo e forma di una immagine spontaneamente originata - ne risaltano il pregio come un velo che induce al fantastico, sfiorando l’onirismo di Sérusier e di Signac, in una decisa fuga dal tempo alla ricerca dell’essenza".
Assunta Cuozzo
"Il fare artistico di Agostino ruota attorno a due linguaggi contrapposti: quello razionale, della costruzione, e quello emozionale, del colore. La miscelazione di questi due elementi non è facile. Non è agevole comporre calcolo e intuizione, ragionamento e sensazioni, progetto e sogno. Agostino ci riesce benissimo, grazie ad una collaudata maestria che lo porta a collocare armoniosamente i suoi oggetti in spazi che richiamano alla mente il rigore più assoluto. Percettivamente le sue opere possono essere al meglio colte attraverso uno sguardo d’insieme, tramite un approccio gestaltico. E’ possibile però optare per un’altra via. Quella più ardua, e per certi versi più affascinante, che porta l’osservatore a rintracciare il capo di quel filo di Arianna che può essere dinamicamente seguito per riprodurre mentalmente il lavorio psichico di Agostino. L’ideale sarebbe optare per un percorso alternato, che tenga presenti entrambi gli approcci".
Ruggero Sicurelli
"Quelle degli anni Settanta e Ottanta sono opere che si connotano per l’acceso cromatismo, per l’arditezza degli accostamenti di campiture di colore timbrico, per la luminosità delle varie tinte. Ogni colore sviluppa il proprio ritmo, porta alla massima intensità la singolarità del proprio timbro. I colori, alcuni dei quali hanno un aspetto ruvido, altri sembrano lisci e vellutati, e appaiono liquidi o compatti, aggregati, danno due risultati: l’effetto fisico, per il quale l’occhio è naturalmente affascinato dalla bellezza e dalla qualità dei colori e l’effetto psichico. Emerge la vera forza del colore, forza psichica, che riesce a far emozionare l’anima: la forza primaria che diventa la via del colore verso l’anima dello spettatore. Venturini riesce ad arrivare ad uno stadio di evocazione comunicativa che offre un’immagine a certe nostre visioni, a certi sogni. Il segno acquista un nuovo valore: non come espressione ma come prolungamento, verso l’esterno, dell’interiorità dell’artista, e l’io profondo, l’inconscio è la grande riserva di forze vitali, a cui solo attraverso l’arte si può attingere.
[...] Nelle opere più recenti si è accentuato il bisogno di introdurre nei dipinti oltre che parti materiche, parti tridimensionali, facendo uscire il quadro dalla sua naturale bidimensionalità, coinvolgendolo nello spazio reale che lo circonda. Si tratta di elementi eterogenei sovrapposti al piano pittorico, spesso elementi tratti dalla realtà circostante quotidiana, anche banali oggetti che vengono desemantizzati, destrutturati e utilizzati per i loro valori tattili e cromatici. E’ un togliere significato ad un oggetto per rivalutarlo e dargli una nuova accezione, unire oggetti diversi per creare qualcos’altro. La dimensione del quadro così si rompe, esce da se stessa invadendo cornice e spazio. Un quadro di Venturini non è una superficie, è un ambiente, e cerca spontaneamente l’architettura per una sorta di affinità elettiva: il suo scopo è di avvolgere lo spettatore, aprire uno spazio alla sua immaginazione".
Roberto Barison